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Storia del Giappone

Storia del Giappone.

Table of contents
1 Preistoria
2 Storia antica: dal mito alla storia
3 Medioevo
4 Premoderna: Era Tokugawa
5 Moderna

Preistoria

Durante il secondo e il primo millennio a.C. alla popolazione originaria Ainu, si sovrapposero correnti migratorie provenienti dalla Cina, dagli arcipelaghi meridionali e da malesi. Sulle diverse isole si vennero quindi a formare diversi raggruppamenti politici che poco a poco si fusero in un'unitĂ  etnica. Altre teoria indicano che i giapponesi derivino da genti paleosiberiane fusesi con i gruppi tungusi, coreani e cinesi; alcuni ritengono che l'origine dei Giapponesi sia da ricollegarsi alle migrazioni dei piů antichi gruppi asiatici del nord-est dai quali derivano gli Amerindoidi e i Polinesiani.

È certo che nel VI secolo si erano caratterizzati due gruppi fondamentali, uno affine al tipo sinico (dolicocefalo ad alta statura) e l'altro al tipo sudmongolico (brachicefalo a bassa statura). Per quanto riguarda i processi inerenti all'acculturazione del paese, sono state individuate correnti culturali e di popolamento provenienti non solo dalla Cina ma anche dall'Insulindia. La cultura neolitica di Jomon ha posto le prime basi dell'organizzazione umana, che configurò in forme piů precise con la successiva cultura di Yayoi, cui si connette l'ultima grande ondata immigratoria di genti del continente, quelle che hanno definito i caratteri del popolo giapponese. Con la cultura di Yayoi si ebbe anche l'introduzione della risicoltura, così come č praticata in tutta l'Asia sinica e monsonica.

Storia antica: dal mito alla storia

Intorno al V sec. a.C. si venne a costituire a Kyushu anche una unitĂ  politica. La tradizione fa il nome dei Jimmu Tenno, discendente della dea Ama-Terasu, come fondatore dell'impero giapponese (11 febbraio 660 a.C.), ma č nei primi anni d.C. che si può parlare di un grande stato esteso per quasi tutto l'arcipelago, il tutto conseguente alla diffusione nell'isola di Kyushu della civiltĂ  del ferro, proveniente dalla Cina, che permise a queste popolazioni di avere il sopravvento su quelle vicine, ancora ferme all'etĂ  della pietra. La societĂ  era organizzata su base tribale, con potere centrale debole. Quando nel I secolo d.C. si diffuse il buddhismo, si crearono aspre guerre civili a causa delle resistenza di larghi strati della popolazione shinthoista appoggiata dai Mononobe e dai Nakatomi. Con la vittoria di sostenitori della nuova fede, i Sogo, a Monte Shigi (587), ebbe fine questo periodo turbolento.

Il Giappone si aprì agli influssi provenienti dalla Cina, il che ebbe benefici sia sulla cultura sia sull'organizzazione statale. Punti fondamentali del nuovo corso della storia del Giappone sono il Codice in 17 articoli e poi la riforma dell'era Taikwa (645-649) con la quale si cercò di ripetere in Giappone la fortunata riorganizzazione statale eseguita in Cina dai T'ang. Ma i continui contatti con la Cina e la nuova potenza giapponese condussero inevitabilmente a uno scontro militare. Il primo contrasto iniziò sull'egemonia in Corea. La lotta infuriò a lungo tra le due coalizioni; quella cinese che si avvaleva dell'appoggio del regno di Silla, stato della Corea sud-orientale, e quella giapponese che comprendeva Kogurye nel nord della Corea e Pekche nella parte sud-orientale. Nel 668 Silla conquistò tutta la regione che governò come vassallo dell'impero cinese.

Intanto proseguì in Giappone l'opera di accentramento politico con la creazione di una grande burocrazia. L'organizzazione politico-economica realizzo quel sistema di occupazione delle terre, fondato sul sistema jori (divisione geometrica del territorio, cui corrisponde una parcellazione regolare a base modulare dei campi e corrispondente distribuzione degli insediamenti) che ha lasciato tracce sino ad oggi nel paesaggio nipponico. La capitale, prima mobile, fu fissata a Nara, dal 710 al 794 e poi dall'imperatore Kwammu in una nuova città, Kyoto.

L'organizzazione sociale di quest'epoca fu molto simile a quella dell'Europa d'epoca feudale. Grande fu il potere delle famiglie aristocratiche, tra cui spicca in questo periodo quella dei Fujiwara che deterrĂ  le piů alte cariche presso la corte imperiale sino alla fine primo millennio.

Con la civiltà di Heian, che dominò il paese tra l'VIII e il XII secolo, si ebbe un'espansione della popolazione giapponese verso nord e la costituzione di una trama territoriale molto ampia, con il suo vertice a Kyoto. Fu un periodo economicamente prospero e la popolazione raggiunse i sei milioni di abitanti; ma proprio la conquista e la colonizzazione di nuove terre, assegnate a principi e capi militari, posero le basi di quel feudalesimo che lasciò, fino al XIX secolo, tracce incancellabili nelle strutture territoriali. Tale organizzazione aveva il suo fulcro nelle città dei daimyo (i signori feudali) dominate da un castello intorno al quale erano i quartieri dei samurai, degli artigiani e dei commercianti.

La scarsità delle strade e le loro pietose condizioni (i ponti mancheranno quasi completamente fino all'incontro con il mondo occidentale), resero però il potere centrale incapace di una efficace politica per cui quando il prestigio di chi era al trono venne a diminuire, subito la grande nobiltà riprese forza. Nel XII secolo iniziò un altro periodo di lotte intestine tra le potenti famiglie dei Taira e dei Minamoto.

Con Kiyomori (1118-1121) i Taira ebbero il sopravvento e iniziarono una violenta opera di repressione che preparò il cammino alla rivincita dei Minamoto. Nel 1185 Minamoto-no-Yoritomo, riuscì a battere gli avversari nella decisiva battaglia di Dan-no-ura.

Medioevo

La sede del governo fu fissata a Kamakura, da dove il vincitore, con il consenso dell'imperatore (ormai pura figura simbolica), governò il paese seguendo una durissima politica di forza. È questo il periodo del Bakufu, cioč del governo della tenda. A coronamento della sua opera Yoritomo riuscì ad ottenere nel 1191 il titolo di shogun, che non ha precisi equivalenti in occidente, tuttalpiů si può paragonare alla carica di maggiordomo presso i re Merovingi.

In ogni caso il potere passò totalmente nelle mani di chi ricopriva la carica di shogun, che controllava la direzione degli affari politici e l'esercito. Alla morte di Yorimoto il potere passò alla famiglia dei Hojo che a loro volta governarono col titolo di shikken in nome di shogun privi, come l'imperatore, di qualsiasi potere.

In questo periodo il Giappone corse un grave pericolo. La Cina stava cadendo pezzo a pezzo in mano ai Mongoli di Kublai, questi tentò di instaurare relazioni diplomatiche col Giappone, ma i suoi inviati vennero giustiziati, tanto da far preparare da Kublai due spedizioni, la prima forte di 900 navi salpò dalla Corea nel 1274, ma lo sbarco non avvenne a causa di venti contrari e forte tempeste. Nel 1281 Kublai ritentò l'impresa con una armata di 160.000 soldati. L'imperatore Kameyana offrì la sua vita agli dei per scongiurare l'invasione nemica, una furiosa tempesta scatenatasi dopo la sua morte, distrusse completamente la flotta mongola, facendo così sorgere il mito del Kamikaze o vento divino.

Un tentativo dell'imperatore Go Daigo, di deporre l'ultimo Hoyo, Takatoki (1303-1333), portò ad una ulteriore guerra civile. Infatti egli si era valso dell'aiuto del potentissimo feudatario Ashikaga Takauyi ma questi si ribellò all'imperatore costringendolo a riparare a Yoshino e nominando al suo posto Komyo. La lotta fra le due correnti continuò sino al 1392 quando l'imperatore legittimo Go Komeyada abdicò cedendo le insegne del potere all'imperatore di Kyoto, Go Komatsu ed iniziò così il periodo dello shogunato degli Ashikaga (1392-1573).

Neanche il potere dei nuovi shogun fu molto stabile. Dal 1467 una nuova lotta intestina tra i diversi feudatari insanguinò il paese, che fu riportato alla pace solo da Oda Nobunaga che nel 1573 depose l'ultimo shogun Ashikaga. Quando nel 1582 morì la sua opera fu continuata da Toyotomi Hideyoshi e da Tokugawa Ieyasu. Il primo tentò dal 1592 al 1598 la conquista della Corea, con esito sfortunato, con il secondo ha invece inizio a partire dal 1603 lo shogunato dei Tokugawa.

Premoderna: Era Tokugawa

Questa famiglia assicurò al Giappone oltre due secoli e mezzo di pace interna. Al paese fu imposto un sistema di vita a classi sociali chiuse e statiche. Si irrigidì l'organizzazione politico-economica del paese. Tra le classi privilegiate e il popolo esisteva un abisso e questo secondo i rigidi principi etici del confucianesimo, sistema di pensiero politico e sociale coltivato nelle classi colte, sembrava piů che giusto. La potenza dello shogunato si basava economicamente, sul gettito proveniente dall'imposta sulla proprietĂ  terriera, che era controllata direttamente dal governo. Il fulcro del paese si sposto a Edo, la futura Tokyo: essa contava nel XVIII secolo un milione di abitanti e probabilmente era giĂ  a quel tempo la piů popolosa cittĂ  del mondo.

Ma queste tasse venivano solo da un quarto del paese, il resto era controllato dai daimyo, a cui era demandata l'esenzione delle tasse e che avevano ampia autonomia locale. Una parte di questi erano direttamente vassalli dello shogun che poteva cosi controllarli. Ma la parte piů numerosa e piů ricca, i signori esterni, rappresentava sempre una opposizione potenziale che attendeva il momento di crisi per poter riprendere il sopravvento. Vassalli dei daimyo erano poi i samurai con compiti amministrativi e militari. Il Giappone conobbe, sotto il dominio imperiale, un lungo ristagno demografico, dovuto alle pessime condizioni di vita nelle campagne e al quale contribuì anche la brutale pratica del mabiki, il soffocamento dei neonati, in uso presso i contadini piů poveri.

Con l'arrivo dei primi navigatori e subito dopo dei primi mercanti europei, il Giappone vide minacciato da una nuova concezione di vita il suo sistema sociale, pertanto, con una serie di leggi (1633-1639), fu chiuso agli stranieri; i viaggi all'estero furono proibiti, i traffici vietati tranne che agli Olandesi, con severe restrizioni nel solo porto di Nagasaki. Già all'inizio del 1800 però il sistema sociale e politico giapponese cominciò a cedere.

Ricchi mercanti riuscirono ad acquisire un posizione sociale ben piů alta di quella loro spettante per nascita, e al contrario di molti samurai, causa l'insufficienza degli stipendi, si diedero a commerci o ad altri lavori. D'altro canto molti daimyo apportarono ai loro feudi vaste e profonde riforme e miglioramenti in modo da accrescere le loro risorse mentre quelle dello shogunato diminuivano a causa dell'inettitudine della burocrazia. Tra il 1830 e il 1840 una serie di carestie si abbattĂ© sul paese tanto da far temere una violenta rivolta popolare. Si diede quindi inizio ad una serie di riforme che furono affidate a Tokugawa Nariaki, del ramo cadetto della dinastia shogun. Nel frattempo nel nome della fedeltĂ  all'imperatore si andò a formare una corrente di daimyo che accusava lo shogunato di non essere in grado di resistere alle pressioni occidentali per l'apertura di relazioni diplomatiche e commerciali.

L'8 luglio 1853 una squadra americana al comando del commodoro M. C. Perry si presentò nella baia di Edo chiedendo la revoca delle sanzioni isolazionistiche. A differenza dei tentativi precedenti, la richiesta americana minacciava il passaggio a metodi coercitivi in caso di rifiuto. Le richieste americane furono accettate con il trattato firmato il 31 marzo 1854 tra fortissime opposizioni interne. I grandi feudi occidentali erano contro l'apertura del paese agli stranieri e lentamente si andava formando una mentalitĂ  tesa ad abolire lo shogunato. Questi gruppi ottennero dal governo decreti di espulsione degli stranieri che dovevano entrare in vigore nell'estate del 1863. Il 25 giugno di quell'anno le batterie costiere di Shimonoseki aprirono il fuoco contro le navi da guerra americane. Il bombardamento di rappresaglia non si fece attendere. Una flotta britannica bombardò poi Kagoshima, capitale del feudo di Satsuma e nel 1864 navi da guerra occidentali forzarono lo stretto di Shimonoseki. Lo shogunato tentò di riprendere in mano la situazione con una spedizione contro il feudo di Choshu, il piů ribelle, ma venne duramente sconfitto (1865-1866). La coalizione di feudatari intransigenti costrinse lo shogun Yoshinobu a dimettersi. Però anche il nuovo partito capì l'inutilitĂ  di ogni resistenza allo straniero, ed il Giappone si apprestò a ricavare i maggiori benefici dal contatto col mondo occidentale.

Moderna

Meiji

Morto l'imperatore reazionario Komei, salì al trono
Mutsuhito (1868-1912), che trasferì la capitale ad Edo ribattezzata poi Tokyo. La restaurazione Meliji portò un soffio di vitalitĂ  nuova nel paese: l'economia, non piů soggetta alle restrizioni feudali, ebbe un impulso immediato, che si andò palesando non solo nei centri urbani attivati da nuovi interessi commerciali e industriali, ma anche nel mondo rurale. Ebbe inizio in quell'epoca l'effettiva colonizzazione dell'Hokkaido rimasto fino ad allora pochissimo popolato (in maggioranza la popolazione era costituita da Ainu), con non piů di 30.000 abitanti.

L'immigrazione verso l'isola settentrionale iniziò in forme massicce verso la fine del secolo, introducendo annualmente sino a 60.000 persone. Notevole fu anche la crescita dell'urbanesimo, il quale poi esplose, in tutto il suo parossismo, verso la fine del secolo. Al primo censimento, eseguito nel 1872, la popolazione giapponese ammontava a 34,8 milioni di abitanti. Essa aumentò successivamente in modo rapido, per effetto delle migliorate condizioni di vita del paese.

I feudi maggiori cedettero le loro terre alla Corona nel 1869 e nel 1871 tale atto fu obbligatorio per tutti i feudi. Nello stesso anno una missione nipponica visitò i paesi occidentali, nel 1873 furono riorganizzati l'esercito e la marina, sulla base della coscrizione obbligatoria e fu ideato un nuovo sistema di tassazione fondiaria. Si iniziò la posa delle prime linee telegrafiche e la costruzione delle prime ferrovie. L'industrializzazione, in mano allo stato prima e poi ceduta all'iniziativa privata, ebbe un ritmo accelerato con particolare riguardo al settore della difesa. L'opposizione non mancò internamente al governo. Eto Shimpei, Itagaki Taisuke, Goto Shojiro, giovani samurai, tipici esponenti del Giappone feudale si dimisero. Shimpei organizzò nel 1874 una rivolta rapidamente domata. Ben piů grave fu quella scatenata dai seguaci di Saigo Takamori nel 1877 a Satsuma, anch'essa domata con pugno di ferro dal governo.

Nel 1874 il confronto con la Cina per il possesso delle isole Ryu Kyu si concluse favorevolmente per il Giappone. Nello stesso anno il Giappone otteneva dalla Russia il riconoscimento del possesso delle isole Kurili. Nel 1876 si ottenne l'apertura di traffici commerciali con la Corea. Nel frattempo continuò l'opera di modernizzazione del paese e nel 1872 venne sancita l'istruzione elementare obbligatoria. Lo scintoismo fu dichiarato religione di stato, sul modello dei piů grandi stati conservatori europei, a cui il Giappone guardava con ammirazione, tentando di copiarne ogni aspetto, dall'amministrazione alle divise dei soldati. Ambedue questi provvedimenti miravano a formare una nuova classe che, insieme al patrimonio tecnologico dell'occidente, possedesse anche quelle virtů di abnegazione, di fede incrollabile nella divinitĂ  dell'imperatore e nella grandezza della patria, proprie del Giappone feudale. Si tentava cioč di impartire ai giovani una rigida educazione morale. D'altro canto creando una gioventů piena di ideali nazionalistici, il governo fece in parte il gioco dei suoi avversari politici, del partito della guerra che divenne liberale e chiese a gran voce una costituzione con una camera a suffragio allargato.

Sotto la minaccia di uno scandalo per corruzione, il governo concesse una costituzione, l'11 febbraio 1889, sul modello di quella tedesca, che riservava ampia autonomia al governo e limitava i poteri delle camere. D'altra parte grandissimo era il prestigio della classe dominante e questa, sia pur lentamente, condusse avanti la politica di forza richiesta anche dagli oppositori. In pochi anni il Giappone dimostrò di aver assorbito in pieno la lezione appresa dal mondo occidentale: Tokyo ottenne cambiamenti nei trattati firmati con le potenze straniere sul piano dell'eguaglianza e nel 1894 il primo conflitto con la Cina dimostrò al mondo le capacità militari e organizzative del Giappone. Dalla guerra il Giappone ottenne, con il trattato di Shimonoseki, Formosa e le isole Pescadores, eliminando contemporaneamente l'influenza cinese in Corea.

Nel 1904 scoppiò la guerra con la Russia per il controllo della penisola coreana. Porth Arthur fu assediata e presa e la flotta russa distrutta a Tsushima. La pace di Portsmouth aumentò ancora i possedimenti giapponesi in terraferma estesisi ulteriormente il 22 agosto 1910 con l'annessione della Corea.

Taisho

Con la prima guerra mondiale venne l'occasione d'oro per l'espansionismo nipponico. Le colonie tedesche dell'estremo oriente furono occupate e nel 1915 il Giappone presentò alla Cina una serie di richieste ("le 21 domande"), con le quali si mirava a sottomettere completamente il paese. Le grandi potenze si opposero al documento ma il Giappone ottenne ugualmente notevoli concessioni nella zona della Manciuria e dello Shantung.

Un atteggiamento diverso però le grandi potenze dovettero tenere quando nel 1916 e nel 1917 il Giappone richiese il riconoscimento dei suoi speciali interessi in Cina. Impegnate in una lotta per la vita in Europa, Inghilterra, Francia, Italia e Russia, garantirono il loro sostegno alla conferenza per la pace. Gli Stati Uniti, che non erano altrettanto impegnati e che avevano notevoli interessi in Cina, furono piů restii a fare concessioni.

Showa

Prima della guerra mondiale

Quando nel
1912 morì l'imperatore Mutsuhito, meglio noto come Meiji, salì al trono Taisho e nel 1926 Hirohito. Nessuno dei due ebbe la statura di Meiji e il potere passò sempre piů al governo, che subì notevoli trasformazioni. Ad uno ad uno erano morti i vecchi capi dell'aristocrazia che avevano creato il Giappone moderno e nel decennio dopo la prima guerra mondiale l'unitĂ  del fronte governativo si spezzò.

Nel 1920, cioč dopo circa mezzo secolo dal primo censimento, la popolazione risultò accresciuta del 56%, anche se nel frattempo il Giappone aveva perduto un certo numero di abitanti con l'emigrazione verso gli USA, le Hawaii e l'America meridionale a causa del forte incremento demografico.

Diversi gruppi condizionavano la vita dei governi, tra i cui le piů importanti erano gli esponenti della burocrazia, i partiti radicali che con l'appoggio degli intellettuali controllavano le masse dei lavoratori, il partito conservatore che aveva la sua roccaforte nelle campagne ed infine le grandi concentrazioni industriali, Mitsui, Mitsubishi, Sumitomo, Yasuda, i cosiddetti Zaibatsu, vasti e complessi imperi economici. L'elettorato si ampliò e nuove forze si aggiunsero al giĂ  complesso quadro della politica nipponica. Diminuì invece l'influenza dei capi militari, anche se solo per un breve periodo. I governi cercarono quindi una sistemazione pacifica delle questioni di politica estera. I contrasti con gli USA furono appianati alla Conferenza di Washington dove fu anche regolata la questione degli onerosi armamenti navali (1921). Poi fu la volta del trattato con la Cina e negli anni successivi, previo sgombero dei territori siberiani occupati nel 1918, furono stretti una serie di trattati con l'Unione Sovietica, e nel 1924-1926 il Giappone si astenne dall'intervenire nei torbidi interni cinesi anche se erano in gioco i suoi interessi nella Manciuria e nello Shantung.

In politica interna nel 1918 fu eletto primo ministro Hara Takashi, di origine non nobile. Questi fu ucciso nel 1921 da un ferroviere. I torbidi sociali scoppiarono un po' dovunque ma il governo li represse duramente. Intellettuali, sindacalisti, professori universitari furono arrestati e condannati, mentre si sviluppava una forte opposizione extra-parlamentare costituita dai comunisti (1922) ma principalmente dai socialisti ancora illegali.

Il tentativo di costituire un governo di burocrati fu bocciato alle elezioni del 1924 e quindi salì al potere Kato Takaaki, capo del partito costituzionale, che diede inizio al governo di tipo parlamentare. Nel 1925 il diritto di voto fu esteso a tutto l'elettorato maschile ma una settimana dopo, a controbilanciare questa concessione, fu promulgata una legge con durissime pene per chi tentava di sovvertire in qualsiasi modo l'organizzazione politica o sociale del paese. Le spese militare subirono un brusco taglio, dal 42% del 1927 al 27%.

Alla morte di Kato il suo successore Kakatsuki fu costretto a dimettersi per l'opposizione del consiglio della Corona, eredi diretti della vecchia oligarchia feudale. Primo ministro divenne il generale barone Tanaka Giichi che evitò il dibattito parlamentare governando con ordinanze di emergenza. La politica interna rimase immutata: oppressione del socialismo e dei movimenti sindacali, repressione di qualsiasi organizzazione che tendesse ad un rivolgimento sia pure parziale dell'ordinamento statale. La politica estera assunse una tinta maggiormente espansionistica, che stimolò le ambizioni dei militari. Tanaka, non riuscendo piů a controllarli, si dimise.

Il successore Hamaguchi Osachi, capo del Minseito, erede del partito di Kato riprese la politica liberale sino a giungere ad un aperto scontro con i militari, scontro che vinse, riuscendo anche a piegare il Consiglio della Corona ma che gli costò la vita in seguito ad un attentato (1931). Il 18 settembre 1931 il bombardamento di un nodo ferroviario in Manciuria diede inizio all'occupazione del paese che nel 1932 fu costituito in uno stato fantoccio sotto controllo nipponico.

Le reazioni dei paesi occidentali furono deboli e rafforzarono il partito militare. Ad uno ad uno i maggiori esponenti delle correnti liberali furono assassinati e quando le elezioni del 1935 mandarono alla Dieta una forte rappresentanza moderata, giovani ufficiali dell'esercito, fautori di una politica ancora piů nazionalista di quella perseguita dai governi dei militari, tentarono un colpo di stato che fu domato duramente. Nell'aprile del 1937 i partiti liberali coalizzati fecero un ultimo tentativo e conquistarono i tre quarti dei seggi, ma non uno dei loro rappresentanti fu chiamato nel nuovo governo Konoe. Intanto il 25 novembre 1936 il Giappone aveva aderito al Patto anticomintern. Il 7 luglio 1937 l'incidente del ponte di Marco Polo nei sobborghi di Pechino diede inizio alla guerra contro la Cina. L'esercito nipponico realizzò una grande avanzava in Cina, occupando vaste regioni nel settore settentrionale e sulle cose, ma senza riuscire ad agganciare e sconfiggere l'esercito cinese, rafforzato dall'alleanza tra comunisti e nazionalisti, che veniva rifornito attraverso la strada della Birmania; violenti scontri durante gli anni 1937-39 avvennero lungo le frontiere con l'Unione Sovietica.

L'avanzata in Cina riproponeva il contrasto con gli Stati Uniti, che nel 1924 avevano bloccato le immigrazioni giapponesi in America. Nelle dichiarazione programmatiche del nuovo Ministero del Primo Ministro Konoe (1 agosto 1940) era espressa chiaramente l'intenzione di creare un ordine nuovo in Asia ed il 26 settembre fu firmato il Patto Tripartito. Il giorno dopo il Giappone otteneva dal governo di Vichy la concessione di tre basi in Indocina e quindi il controllo del mercato della gomma, del carbone e dello stagno nella regione. In seguito, truppe giapponesi entrarono in Indocina. Il governo statunitense chiese il ritiro di queste truppe ed il 26 novembre 1941 mandò un ultimatum con la richiesta di sgomberare Indocina e Cina, pena l'embargo. La lunga serie delle trattative diplomatiche iniziate nel febbraio 1941 era arrivata ad un punto morto.

Il 7 dicembre aerei giapponesi attaccarono a sorpresa Pearl Harbour dando inizio alle ostilità nell'Oceano Pacifico. Truppe giapponesi occuparono in poche settimane le colonie inglesi di Singapore e Malaysia, l'Indonesia olandese, le Filippine americane, giungendo a minacciare da vicino l'Impero Britannico in India e l'Australia (bombardamenti di Darwin). La marina del Sol Levante giunse anche a minacciare le Aleutine, vicino all'Alaska, ma con la battaglia navale delle Midway (4-6 giugno 1942) l'avanzata giapponese venne arrestata e iniziò la lunga e durissima riconquista del Pacifico da parte degli Stati Uniti. Non vi erano dubbi che la superiorità demografica, tecnologica e industriale degli Stati Uniti condannavano il Giappone alla sconfitta, ciò nonostante la guerra proseguì per altri tre anni durissimi anni, alla fine dei quali il paese era completamente distrutto e, primo al mondo, aveva sperimentato il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki il 6 e 9 agosto 1945. Il 15 agosto 1945 il Giappone si arrendeva senza condizioni.

Alla fine della seconda guerra mondiale il Giappone fu occupato dalle forze americane. La fine della guerra indusse gli americani a favorire la ricostruzione industriale del paese. Gli sviluppi demografici subirono un repentino arresto durante gli anni di guerra 1944- 45, sia per la ridotta natalitĂ  sia per l'elevata mortalitĂ  dovuta alle perdite in guerra e ai bombardamenti nelle grandi cittĂ . Queste perdite sono state in parte bilanciate, alla fine della guerra, dai rimpatri dei numerosi giapponesi che si erano stabiliti in Manciuria, Taiwan e in altri paesi dell'estremo oriente, furono politicamente perse anche la parte meridionale dell'isola di Sahalin e vari arcipelaghi del Pacifico; il territorio nazionale si ridusse di circa il 47%.

Giappone occupato

Negli anni 1946- 47 vi fu un forte ed improvviso rialzo della natalitĂ  (23‰), via via diminuita successivamente, al pari con la mortalitĂ ; la maturitĂ  del paese ha portato così a una riduzione dell'incremento demografico, attestato oggi sullo 0,4%, che č piů o meno al livello degli stati industriali progrediti.

Giappone dopo la seconda guerra mondiale a oggi

La pace fu firmata l'
8 settembre 1951 (Trattato di Pace internazionale di San Francisco), insieme ad un trattato di sicurezza reciproca in base al quale venivano concesse agli USA diverse basi militari (il trattato di pace diverra' operativo il 28 aprile 1952 con il ritiro delle truppe alleate). La caduta del ministero Yoshida Shigeru, favorevole alla politica di collaborazione, fu provocata dall'opposizione interna sia di destra che di sinistra. Il ministro Hatoyama Ichiro firmò la pace con l'Unione Sovietica e quindi il Giappone aderì alle Nazioni Unite. All'interno continuarono le lotte fra i partiti estremisti, di cui un tipico esempio fu l'assassinio nel 1960 del leader socialista Asanuma. Notevoli furono sia i contrasti interni che l'opposizione alla politica filoamericana. Una certa calma tornò nel paese con i governi di Ikeda (1960- 64) e Sato (1964), rieletto nel 1967.

La popolazione, che nel 1950 era di 83,2 milioni, risultò di 121 milioni con una densitĂ  media di 324 abitanti per km² nel 1985 e, al censimento del 1990, di oltre 123 milioni con una densitĂ  media di 331 abitanti per km².


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